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La pittura di Michieletto. Appunti a margine di una fenomenologia del colore

Il lavoro pittorico di Michieletto può sembrare assai distante da quanto abitualmente ricerco e perseguo, dipingendo e scrivendo, eppure non lo è. Innanzitutto, ogni lavoro ben fatto è degno di attenzione e di approfondimento, e il lavoro di Michieletto è veramente ben fatto. Inoltre, la sua ricerca rivela un amore per la realtà visibile e un suo attento studio sinceramente degni di ammirazione.

Michieletto conduce un’attenta analisi della dimensione reale e simbolica del colore. La sue iconocromie che costituiscono una sorta di studio primario del mondo attraverso il colore, hanno dunque il valore di una preparazione fondamentale, di una propedeutica alla pittura. Mi fanno pensare a quello che Leonardo affermava nel suo Trattato della pittura: “studia prima la scienza, e poi seguita la pratica nata da essa scienza” (II, 54b). I lavori di Michieletto possono essere considerati un approfondimento dello studio scientifico indicato da Leonardo. In particolare, le sue operazioni di “astrazione” non sono affatto di tipo surrealista o aniconico, e non conducono a un àmbito ideale o irreale. Nelle opere di Michieletto non ci troviamo in un luogo della mente, ma in un “luogo dei corpi”.

Scrive ancora Leonardo nel Trattato della pittura: “il vero colore di qualunque corpo si dimostrerà in quella parte che non fia occupata d’alcuna qualità, ne’ da lustro, se sarà corpo pulito” (II, 259b). Possiamo dire che Michieletto cerca il “vero colore dei corpi” che si trova, come indica Leonardo, non fuori dal mondo sensibile, ma al suo limite, in un confine che è una sorta di laboratorio in cui cercare e provare leggi universali, vere per la pratica che seguirà.

Michieletto, in questa sua “astrazione realista”, sottolinea aspetti che costituiscono l’impalcatura del colore nella realtà e nella sua rappresentazione pittorica: il valore simbolico della complementarietà degli incontri, l’aspetto sentimentale e spirituale che questi producono.

L’incontro di due dimensioni separate, autonome ma che si attraggono, forma in alcuni casi un terzo colore dipendente che contiene gli altri e ne partecipa; in questo modo viene rivelato che la pulsione del colore non è la solitudine, l’essere colore puro, incompreso e incomprensibile, ma in una fluidità quasi liquida, appare la tensione a costruire un mondo in infinite sfumature e forme. Il primo quadro di Michieletto è sempre l’antefatto, l’origine, la rappresentazione dell’invisibile mistero della Creazione che in sette giorni diviene visibile creatura. Così vediamo formarsi pian piano un luogo, un abbozzo di paesaggio, appunto il leonardiano luogo dei corpi. Michieletto compie un percorso che si può dire teofanico, dove la spiritualità non è intrinseca, ma esplicitata dallo sviluppo degli incontri.

Questo percorso ci dice che niente sta da solo, ma che tutto tende all’incontro, e l’incontro moltiplica all’infinito le individualità che ne derivano, sempre innestato in un atto originario, misterioso, offerto alla contemplazione. Contemplazione dei “molteplici aspetti della realtà”.

dal catalogo della mostra “Michieletto. I molteplici aspetti della realtà”
Roma, 2000



Rodolfo Papa, autore di cicli pittorici di arte sacra, scultore, storico dell'arte, docente di storia delle teorie estetiche presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana, membro dei Virtuosi al Pantheon, autore di numerosi saggi su Leonardo e Caravaggio, collabora con Art & Dossier e con Radio Vaticana.